Pubblichiamo con piacere questa interessante intervista realizzata da Edoardo Diamantini ad Edoardo Del Cadia che sta proseguendo la sua crescita cestistica negli Stati Uniti.
Proseguono i nostri incontri con i protagonisti dell’attività sportiva locale. In questa occasione abbiamo incontrato il giovane cestista Edoardo Del Cadia, figlio del noto giocatore cittadino Danilo Del Cadia. Forte della sua attuale esperienza in USA, ci racconta il suo percorso e le sue ambizioni.
- Cosa rappresenta per te la pallacanestro?
"Per me è sostanzialmente tutto, il motivo per cui mi alzo dal letto ogni mattina. La sera, a giornata finita (fra scuola, compiti ecc…), quando c’è l’allenamento, è sempre un momento speciale! Senza dubbio mi diverto, ma ovviamente si lavora duro per migliorare sempre di più. In questa disciplina, vedo anche uno stile di vita che pochi altri sport ti insegnano. Quindi se per esempio dovessi riassumere il basket in poche parole direi: lavoro duro e divertimento."
- Quali le prime sensazioni appena iniziato il college? Come reputi al momento la tua esperienza americana?
"Le prime sensazioni che ho avuto appena iniziato il college sono state: curiosità, emozione, ma anche un po' di timore. Quando iniziai il primo anno fu in Kansas, in America centrale. Venendo dall’estero non sapevo cosa aspettarmi, ma poi mi adattai lo stesso. I primi mesi furono duri: la lontananza dalla famiglia, amicizie completamente diverse, ambiente a me completamente nuovo. Ma a metà anno, ho poi iniziato ad ambientarmi quasi come se fosse casa mia. I miei ‘’nuovi’’ amici erano ormai i miei migliori, i compagni come ‘’fratelli’’ e gli allenatori come “genitori”. In Florida invece iniziai diversamente, giunsi verso il mese di giugno. In quel momento eravamo già ‘’sophomores” (ovvero quando sei al secondo anno di college), giocavamo, e allo stesso tempo durante il periodo estivo dovevamo studiare. Così passai tutta l’estate con 6 dei miei nuovi compagni di squadra: conoscendoci, abbiamo imparato molto ognuno dall’altro."
- Tuo padre è un ottima figura cestistica a livello nazionale: ti viene voglia di superarlo? Quale la squadra nella quale sogni di militare un giorno?
"Mio padre come noto, ha giocato in Serie A1 per molti anni, terminando poi in serie minori. Ne capisce molto sul gioco, anche se il basket con il passare del tempo è cambiato molto. La voglia di superarlo c’è, anche se abbiamo strade e ruoli diversi: io sono ora in America e molto probabilmente ci rimarrò terminato il college, mentre lui è andato all’High School per poi tornare in Italia. Lui giocava come pivot, mentre io potrei quasi definirmi un ‘’all-around’’, ovvero un giocatore che può ricoprire più zone del campo, date le mie doti tecniche e fisiche. Vincere più di quanto lui abbia fatto non è il mio pensiero principale; ho sempre promesso alla mia famiglia che sarei diventato il miglior giocatore di basket possibile, quindi voglio continuare mantenendo fede a questa promessa. La squadra in cui mi piacerebbe giocare è l’Armani Jeans Milano, perché è dove mia madre ha sempre voluto che giocassi, ma in testa il mio obiettivo principale è l’NBA."
- Obbiettivi ed ambizioni per il futuro?
"Manca poco all’inizio del campionato e al momento sono concentrato in questo, credo che abbiamo la possibilità di vincere tutto quest’anno. Abbiamo giocatori con esperienza e talento. Siamo una squadra unita. Questo sarà il mio ultimo anno di ‘’junior college’’, poi dovrò fare il grande salto in un’università di livello avanzato per altri 2 anni. Il nostro coach è stato diverse volte con la nazionale, ha allenato quindi giocatori come Kobe Bryant, LeBron James e molti altri… Ed ora il fatto di averlo come allenatore è per me una sfida: l’ambizione di essere un giocatore migliore quando uscirò da qui."
Edoardo Diamantini (Voce Misena)