Intervistato da Walter Fuochi su “La Repubblica”, Ousmane Diop ha parlato del premio di Most Improved Player conquistato in questa regular season: “Vincerlo mi ha reso felice e mi ha fatto anche riflettere. Valeva la pena, a 13 anni, lasciare il Senegal e venire in Italia. Il lavoro è stato duro, ma anche bello, e ha dato frutti. Ci ho messo impegno, energia, ne sono stato ripagato. Io e la mia famiglia. Il basket ci ha cambiato la vita, da qua sono riuscito a far avere benefici economici ai miei”.
Diop ha anche affrontato il difficile tema del razzismo, appena tornato sotto i riflettori dopo il caso Vinicius – calciatore del Real Madrid – a Valencia: “Il clima non è bello, in molti stadi, per fortuna meno forte nei palazzetti dove la domenica giochiamo noi. Lo dico con dispiacere, perché questo è il mio secondo Paese, ma in Italia c'è razzismo. Come ce n'è in tanti altri. Tempo fa mi diedero da riempire un questionario sull'Europa. Una domanda chiedeva di indicare i Paesi razzisti. Più leggevo la lista e più pensavo che solo pochi non lo sono”.
Data la sua crescita importante, Diop potrebbe andare altrove? “Oggi penso solo alla prossima partita, so che lo dicono in tanti, ma è proprio così. Ho un contratto a Sassari, lo rispetterò e dunque mi vedo qui anche l'anno prossimo. Mai pensato ad altro. Poi, se succedono cose diverse, se ne parlerà. Ho i sogni che hanno tutti i giocatori, inutile dirli, però non ho mai anticipato i tempi e continuerò a non farlo”.
Per Diop, infine, la Nazionale italiana di Gianmarco Pozzecco non è una priorità, perché “perché mi sento senegalese e aspetto una chiamata da là. L'Italia è il mio secondo Paese, fra poco chiederò il passaporto, ma il primo resta il Senegal. Credo sia giusto così e voglio dirlo con chiarezza, una volta di più, e per sempre, perché penso di dovere a tutti questa verità. Aspetterò il Senegal finché non decideranno che tocchi anche a me”.
Fonte: Lega Basket