Basket Tolentino, le toccanti parole di ricordo e ringraziamento di Paolo Reggio

Pubblichiamo di seguito le parole del nostro D.S. Reggio Paolo:

Non è affatto semplice scrivere della propria madre, soprattutto se è stata una persona conosciuta e se ha vissuto, come ha giustamente detto mio fratello durante la cerimonia con la quale l’abbiamo salutata lunedì, una vita a 100 all’ora, lasciando in noi la sensazione che ne abbia vissute almeno tre nel lasso di tempo che le è stato concesso.
Mi sono sentito di farlo perché, in questi giorni difficili, continuo a ricevere abbracci, strette di mano, messaggi di affetto, testimonianze della bellezza di mia mamma, che si sono rivelati una sorta di epifania, di nuova scoperta di una figura per me complessa e “ingombrante”, sia nella mia vita da ragazzo cresciuto sotto le sue ali, sia in quella da adulto nella quale i ruoli si sono invertiti.

Confesso che negli ultimi tempi mi ero presuntuosamente convinto di sapere chi fosse veramente mia mamma, fino a quando, in un tristissimo sabato di gennaio, ci ha lasciati. Nel giro di poche ore, dall’immagine di lei immarcabile, ingestibile, niente affatto diplomatica, a volte imbarazzante per la sua schiettezza e la sua “chiacchiera” interminabile, soffocante per il suo rigore, si è diradata la nebbia che la frenesia delle vite mie e di mio fratello e le difficoltà della sua avevano posato sui ns rapporti. Questo grazie anche all’inaspettato affetto nei suoi confronti da cui io e Marco siamo stati letteralmente travolti.

Non pensiate che sia stato semplice crescere e vivere con lei, solo il nostro caro papà ci è riuscito alla perfezione; in termini cestistici, direi che formavano un’asse play (Giorgio) – pivot (Maria) ineguagliabile, e non solo per motivi di taglia, rara coppia di lei molto più alta di lui!! Lui silenzioso e sempre ben nascosto in un angolo, lei ciarliera e perennemente in prima fila, lui riflessivo, lei impulsiva, lui ingegnere, lei “insegnante di zompi” (come scherzosamente l’apostrofavamo) ma in realtà umanista mancata, lui pigro e pantofolaio, lei battagliera, combattiva e sempre fuori di casa, lui abitudinario quasi fino alla noia, lei capace di vivere in tuta durante il giorno, tornare a casa per una doccia, tirare fuori vestiti e accessori sempre nuovi e uscire per andare a teatro, al cinema, a un concerto, a una mostra.

Quante volte ho fatto fatica a capire quale strana chimica legasse un appassionato di tecnica, di giochi con le carte (bridge e quintiglio su tutti!) a un’amante della mitologia greca e romana, pianista dal pollice verde, incapace di accendere la TV o di accedere alla rubrica del suo telefono. Avevano trovato, complici le velleità mie e di mio fratello, il bellissimo denominatore comune del basket, che papà aveva subito imparato a capire in tutti i dettagli della sua meravigliosa completezza di gioco di squadra, laddove mamma, viceversa, non si è mai spinta, faticando a distinguere ruoli, schemi e riti, ma trovando in esso la naturale prosecuzione della sua carriera di atleta e di insegnante di educazione fisica e il palcoscenico dove portare tutti i suoi valori di sportiva vera.

Erano decisamente completi su quel fronte, lei capace di coinvolgere e includere, trascinando emotivamente tutti, sgomitando per guadagnare lo spazio che la loro creatura meritava, lui silenzioso dietro, tirando le fila e intervenendo solo quando strettamente necessario o quando si scendeva nel tecnico. La prendevamo in giro, dicendole che era l’unica a non capire un accidente di basket e ci rispondeva placida e orgogliosa che lei, però, in nazionale c’era stata, mentre noi la nazionale di basket la guardavamo in TV!!

Quando papà ci ha lasciati prematuramente ho provato con le mie povere armi a ricreare quella chimica, ma certo non è stato più come prima. Più volte mi sono scontrato con mamma, più volte le ho rimproverato di non volersi adeguare alla nuova situazione, più volte ho cercato di frenarla, di limitarla, di tenere testa alla sua volontà e alla sua voglia di fare, ferree e scalpitanti a dispetto di un fisico non più da atleta che le stava manifestando tanti segnali di cedimento.

Sono addolorato di aver passato l’ultimo tratto della sua vita, che qualcuno, in questi giorni, ha, in modo pertinente, definito “un coloratissimo viaggio”, senza riservarle la gratitudine e l’affetto che dovrebbero costituire le pietre miliari del rapporto tra un genitore anziano e un figlio adulto. Le rimproveravo il suo essere ingombrante, il non fare mai un passo indietro, la sua testardaggine, pur orgoglioso della forza con cui affrontava le avversità che la vita, prima così lieve e profumata come i suoi amati fiori, le rovesciava addosso.

In questi giorni, fatti di strette di mani e abbracci con persone più e meno conosciute, di risposte ai tantissimi messaggi di affetto, ho curiosato tra le sue cose, la sua tuta della nazionale, il violino di mio nonno, il bastone cui si appoggiava ultimamente, le sue foto da giovane, i gioielli, le foto dei suoi nipoti, la sua collezione di musica classica che faceva da sottofondo alle ore in cui io e Marco la costringevamo nella gabbia del “piccolo” appartamento in cui viveva dopo il sisma, limitando le ore che poteva dedicare all’amato giardino e al suo gatto, che nel giardino era rimasto.

Pur con ritardo e pur nell’impossibilità di porre ora rimedio, sono contento di essermi un po’ riappropriato della vera essenza di mia madre, donna dolce, seppur affettuosa in modo distaccato, dinamica, elegante, generosa, animata da un’integrità morale e da un’onestà intellettuale ormai introvabili, che anche i suoi più acerrimi “avversari” le hanno riconosciuto, capace di arrabbiarsi furiosamente e di perdonare senza condizioni, dimenticandosi dei torti subiti e concedendo volentieri a tutti una seconda possibilità, incapace di contro della malizia e della dietrologia da cui purtroppo ci lasciamo sopraffare quotidianamente, portata a fidarsi incondizionatamente di chiunque e a superare la delusione nei confronti di chi spesso tradiva la sua fiducia.

Ringrazio veramente di cuore tutti coloro che hanno lasciato un messaggio di stima, un pensiero affettuoso, un ricordo di quello che è stato, quelli che le hanno sempre voluto bene e quelli che invece l’hanno osteggiata, ma che in queste ore le hanno reso il giusto tributo, riconoscendole di avere sempre combattuto onestamente e generosamente, senza mai superare il limite del rispetto reciproco.

Ciao MAMMA, sarà dura riempire il vuoto che hai lasciato in me e in tutto ciò che hai contribuito a creare, tenterò di farlo ripensando a chi sei stata veramente e a quello che hai fatto per me e per gli altri, cercando di coltivare quel pizzico di presunzione che ti portava a non omologarti mai e di annaffiare la mia vita con la positività che ti ha portato a salutare me e Marco per l’ultima volta con un 5 da cestisti e un sorriso!!

Paolo

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